Wall Street: cosa è cambiato dopo 13 anni da fallimento di Lehman | Investire.biz

Wall Street: cosa è cambiato dopo 13 anni da fallimento di Lehman

15 set 2021 - 17:30

05 dic 2022 - 17:39

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A 13 anni dal fallimento dei Lehman Brothers, ripercorriamo insieme cosa è accaduto sui mercati finanziari e quali performance hanno archiviato fino ad oggi

Esattamente 13 anni fa i mercati finanziari vennero scossi da un evento che nessuno si sarebbe mai immaginato. Alle ore 1:00 del 15 settembre 2008 l'annuncio: la banca d’affari Lehman Brothers è fallita, un fallimento che portò il sistema finanziario mondiale quasi al collasso. Ripercorriamo insieme quei momenti e diamo uno sguardo all’evoluzione dei principali indici di Borsa in quest’ultimi 13 anni.

 

Lehman Brothers: come è nata, storia e sviluppi

Chi era e cosa faceva all’epoca Lehman Brothers? Come ha fatto a mettere a rischio l’intero sistema finanziario mondiale con il suo fallimento? Lehman Brothers non nasce come banca. Inizialmente l'azienda, che riporta il nome del suo fondatore, commercia tessuti e capi d'abbigliamento negli Stati Uniti.

Successivamente aggiunge l'attività del cotone e di altre materie prime e, con l'aggiunta dei fratelli Emmanuel e Mayer, la ditta viene trasformata da H. Lehman in Lehman Brothers per iniziare anche ad impegnarsi sulle attività finanziarie.

Negli anni la società sviluppa sempre più le sue competenze in ambito della consulenza finanziaria e nel 1906 diventa una banca d'affari vera e propria, abbandonando tutte le altre attività che svolgeva in precedenza.

Fino al 1969 la banca è guidata nei posti di comando da membri della famiglia Lehman, ma dopo la morte di Robert l'istituto finanziario entra in crisi e quattro anni più tardi viene chiamato a salvarla Pete Peterson, presidente e CEO della Bell & Howell Corporation.

Peterson assume le stesse cariche che ricopriva nell'altra società e nell'arco di poco tempo trasforma un'azienda in perdita in una dai profitti record per 5 anni consecutivi. Nel 1977 conduce le operazioni di fusione con la banca d'investimento americana Kuhn Loeb & Co. A quel punto il polo che ne nasce diventa la quarta banca d'affari statunitense dietro a Salomon Brothers, Goldman Sachs e First Boston.

L'11 settembre del 2001 Lehman Brothers viene duramente colpita dall'attacco terroristico alle Torri Gemelle in quanto occupa tre piani della Torre Nord dedicati alla divisione trading. Lo shock però è momentaneo poiché la banca si riprende trasferendo la proprie sale operative nel New Jersey ( clicca qui per scoprire cosa è successo sui mercati finanziari dopo l’attacco terroristico).

 

Lehman Brothers: la bolla immobiliare e la crisi dei mutui subprime

Nel 2008 dagli Stati Uniti è partita una recessione globale paragonabile alla Grande Depressione degli anni 30’ del secolo scorso. La crisi del 2008 è stata provocata non solo dai mutui subprime ma anche da un modello di business insostenibile per il sistema finanziario, messo in discussione solo a seguito della crisi.

Nell'agosto 2007 la società ha chiuso la sua banca dedicata ai prestiti subprime, BNC Mortgage, eliminando 1.200 posti di lavoro in 23 sedi e registrando una perdita dopo le imposte di 25 milioni di dollari e una riduzione di 27 milioni del goodwill.

Nel 2008 Lehman ha affrontato una perdita senza precedenti per la persistente crisi dei subprime. Tale perdita era apparentemente la conseguenza del mantenimento di ampie posizioni nel settore dei mutui subprime e di altri titoli a basso rating relativi alla cartolarizzazione di tali mutui.

In ogni caso, vaste perdite si sono accumulate per tutto il 2008 sui titoli garantiti da mutui a basso rating. Nel secondo trimestre, Lehman ha registrato perdite per 2,8 miliardi ed è stata obbligata a liquidare 6 miliardi di attività. Nel solo primo semestre del 2008, le azioni di Lehman hanno perso il 73% del loro valore, mentre il mercato del credito continuava a franare.

Già a luglio 2008 si prospettava l'insolvenza dell'istituto. Il 22 agosto 2008 le azioni Lehman hanno chiuso con un progresso del 5% (16% nell'arco della settimana) grazie alle notizie secondo le quali la Korea Development Bank stava prendendo in considerazione l'acquisizione della banca.

La maggior parte di questi guadagni sono stati velocemente erosi non appena si è avuta notizia che la Korea Development Bank stava "fronteggiando difficoltà per soddisfare le autorità regolatrici e per attrarre partner nell'operazione". Tutto è culminato il 9 settembre, quando le azioni sono affondate del 44,95% a 7,79 di dollari, dopo la notizia che la società statale sudcoreana aveva posto le trattative in stand-by.

L'erosione della fiducia degli investitori è proseguita quando le azioni Lehman hanno perso violentemente metà del loro valore spingendo l'indice S&P 500 giù del 3,4% il 9 settembre. Il Dow Jones ha perso 300 punti lo stesso giorno per la preoccupazione degli investitori riguardo alla solidità dell’istituto.

Il 10 settembre 2008 Lehman ha annunciato una perdita di 3,9 miliardi di dollari e l'intenzione di liquidare una quota di maggioranza delle sue attività di investment management, inclusa Neuberger Berman, determinando una perdita del 7% del valore del titolo. Lehman, dopo aver inizialmente respinto ogni domanda riguardo alla vendita della società, annunciò di essere in cerca di un acquirente e il prezzo delle azioni cadde di un ulteriore 40% l'11 settembre 2008.

 

Lehman Brothers: la bancarotta e l’impatto sui mercati

Il 13 settembre 2008 Timothy F. Geithner, allora presidente della Fed di New York, convocò una riunione sul futuro di Lehman, inclusa la possibilità di una liquidazione d'emergenza delle sue attività. In tale sede Lehman riferì che erano in corso trattative con Bank of America e Barclays per la possibile vendita della società. Il 14 settembre 2008 il The New York Times pubblicò la notizia che Barclays aveva ritirato la sua offerta per l'acquisto di tutta o parte di Lehman e che l'operazione per salvare la banca dalla liquidazione era naufragata.

I leader delle più grandi banche di Wall Street continuarono ad incontrarsi durante il giorno per prevenire il rapido fallimento della banca. Sempre il 14 settembre 2008 il New York Times riportava che Lehman si sarebbe avvalsa della protezione da bancarotta per la società capogruppo, Lehman Brothers Holdings, mantenendo le sue controllate solventi durante le procedure di bancarotta.

Un gruppo di società di Wall Street si accordò per fornire capitali e assistenza finanziaria per le liquidazioni ordinarie della banca e la Fed, a sua volta, ha acconsentito allo scambio degli asset di qualità più bassa con prestiti ed altri aiuti da parte del governo.

La bancarotta di Lehman avrebbe rappresentato il più grande fallimento di una investment bank da quando Drexel Burnham Lambert crollò tra le accuse di frode 18 anni prima. La International Swaps and Derivatives Association ha offerto una sessione straordinaria per domenica 14 settembre 2008 per permettere agli operatori di mercato di fronteggiare le posizioni in vari derivati sulla base della bancarotta di Lehman in quella giornata.

Sebbene la richiesta di bancarotta sia stata fatta oltre quella scadenza, molti operatori cercarono di onorare i contratti chiusi nella sessione speciale. A New York, il 15 settembre 2008, poco prima dell'una del mattino, Lehman Brothers Holdings ha annunciato l'intenzione di avvalersi della protezione in caso di bancarotta di cui al Chapter 11, sebbene le proprie controllate abbiano continuato ad operare normalmente.

Le azioni della banca sono crollate dell'80% nella fase di pre-apertura alla Borsa di New York. Il 15 settembre 2008 l'indice Dow Jones ha chiuso in ribasso di 500 punti, realizzando la più grande caduta da quella che era seguita agli attacchi dell'11 settembre 2001.

Il fallimento di Lehman è il più grande nella storia delle bancarotte mondiali. Lehman ha superato infatti il crac di WorldCom, il gruppo telefonico che finì in amministrazione controllata nel 2002. Lehman aveva un debito pari a circa 613 miliardi di dollari. I 26.000 dipendenti hanno perso il posto di lavoro.

Il 6 marzo 2012, 1.268 giorni dopo il fallimento, Lehman Brothers Holdings, quello che restava dalla liquidazione del colosso bancario fallito durante la crisi del 2008, uscì dal Chapter 11. La società cominciò a rimborsare i creditori il successivo 17 aprile, chiudendo in questo modo un capitolo iniziato il 15 settembre 2008, quando Lehman è collassata dando inizio alla crisi finanziaria globale.

 

 

La risposta della Federal Reserve alla crisi dei subprime

La Federal Reserve, in collaborazione con le banche centrali di tutto il mondo, ha adottato diverse misure per affrontare la crisi dei mutui subprime. L’allora governatore della Fed, Ben Bernanke, ha dichiarato all'inizio del 2008: "In generale, la risposta della Federal Reserve ha seguito due binari: gli sforzi per sostenere la liquidità e il funzionamento del mercato e il perseguimento dei nostri obiettivi macroeconomici attraverso la politica monetaria".

In sostanza la Fed ha scelto di fornire un "assegno in bianco" alle banche, invece di fornire liquidità e subentrare. Non ha chiuso o ripulito la maggior parte delle banche in difficoltà e non ha estromesso il management degli istituti o qualsiasi funzionario bancario responsabile dell'assunzione di rischi significativi, nonostante il fatto che la maggior parte di loro avesse un ruolo importante nel condurre al disastro le proprie istituzioni e il sistema finanziario nel suo insieme.

L'aggravarsi della crisi spinse il Governo USA a intervenire. Il segretario all'economia Henry Paulson patrocinò l'attuazione di un piano di salvataggio del sistema finanziario americano, approvato il 3 ottobre 2008 dal Congresso, venendo in soccorso dei grandi istituti di credito e delle banche ridotte al rischio di fallimento.

Il cosiddetto TARP (Troubled asset relief program) prevedeva un programma di interventi statali in più fasi nel cuore dell'economia USA, ponendo fine al modello economico della deregulation reaganiana. I piani di nazionalizzazione e di intervento nel sistema economico statunitense ponevano fine a un'epoca in cui l'amministrazione USA, soprattutto negli anni ‘90, aveva esercitato pressioni sulle banche semi-pubbliche perché concedessero più credito ai ceti meno abbienti, alimentando le speranze del “sogno americano” e in una sostanziale continuità con le politiche della destra repubblicana, sulla scia del reaganismo.

Il piano di intervento, che all'inizio prevedeva una soglia nominale massima non superiore ai 700 miliardi di dollari, complessivamente ammontò a 7.700 miliardi di dollari. Tale liquidità fu immessa sul mercato bancario a tassi prossimi allo zero dalla Fed, a sostegno delle banche sia USA che europee durante il triennio 2007-2009.

Istituti come Bear Stearns, quasi fallita, Freddie Mac e Fannie Mae, Merrill Lynch, AIG, Morgan Stanley, Citigroup, State Street e Wells Fargo giovarono dell'intervento del Tesoro degli Stati Uniti e della Fed oppure vennero acquisite da altri gruppi bancari americani di maggiori proporzioni come Goldman Sachs, J.P. Morgan Chase e Bank of America.

I 600 miliardi di dollari asset tossici posseduti da Fannie Mae e Freddie Mac vennero acquisiti dalla Fed, impedendo il fallimento delle due banche. La decisione della Banca centrale USA arrivò dopo un altro intervento in favore di Citigroup, beneficiaria dal dipartimento del Tesoro e dalla Federal Deposit Insurance Corporation di garanzie per 306 miliardi di dollari.

AIG, all’epoca la più grande compagnia assicurativa del mondo, subì fortissime perdite economiche a causa della caduta del settore immobiliare e cadde in crisi di liquidità. Il 17 settembre 2008, la Fed mise in atto una linea di credito, legata anche all'intervento di investitori privati, di 85 miliardi di dollari in favore di AIG in cambio di una quota del 79,9% del capitale della società. Fu il più importante salvataggio di una compagnia privata nella storia degli Stati Uniti. Il 9 ottobre 2008 la Banca centrale USA attivò un ulteriore prestito da 37,8 miliardi di dollari in favore del gruppo.

Nel gennaio 2009 Barack Obama ottenne l'approvazione dell'American Recovery and Reinvestment Act, un pacchetto di stimoli all'economica da 1.000 miliardi di dollari in 3 anni, per fronteggiare alla perdita di mezzo milione di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione che era balzato fino al 6% mentre il Prodotto Interno Lordo crollava del 5%.

Nel dicembre dello stesso anno fu varata la seconda manovra economica. Obama annunciò che le banche destinatarie del TARP di Bush avevano restituito al Tesoro gli aiuti di Stato ricevuti per l'acquisto dei "titoli tossici", e che un avanzo di cassa pari a 200 miliardi di dollari aveva permesso di finanziare la detassazione degli investimenti fino a 250mila dollari, la proroga dei sussidi di disoccupazione, gli sgravi all'economia verde, la spesa pubblica in infrastrutture, nonché gli incentivi alle opere di efficientamento energetico e di ristrutturazione edilizia.

 

 

Lehman Brothers: a 13 anni dal fallimento cosa è successo alle Borse?

Ma quindi quali sono le performance dei principali indici di Borsa dal 15 settembre 2008? Chi ha vinto e chi ha perso tra i principali listini azionari mondiali? Vediamolo nella tabella di seguito.

 

INDICE Performance %
Dal 15/09/2008
Drawdown %
Grande Crisi 2008
S&P 500 272,52 -54,07
NASDAQ 100 589,83 -50,81
DJIA 216,71 -49
DAX 159 -47,25
FTSE Mib -4,77 -72,8
Nikkei 225 164,17 -48,54

 

Come si può notare dalla tabella qui sopra, sono stati considerati i tre principali indici azionari statunitensi, l’S&P 500, il NASDAQ 100 e il Dow Jones Industrial Average, ma anche il DAX, il nostro FTSE Mib e il NIKKEI 225.

In evidenza l’indice tecnologico statunitense che al momento ha archiviato una performance di circa il 589%, in seconda posizione l’S&P 500 (272,52%) mentre in terza il Dow Jones (216,71%). Seguono il Nikkei e il DAX, rispettivamente con il 164,17% e il 159%. In ultima posizione il FTSE Mib, in territorio negativo di quasi il 5% (senza tuttavia considerare i dividendi).

 

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