Carlo Azeglio Ciampi: chi era l'ex Presidente della Repubblica | Investire.biz

Carlo Azeglio Ciampi: chi era l'ex Presidente della Repubblica

16 set 2021 - 18:30

30 nov 2022 - 21:14

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Chi è stato Carlo Azeglio Ciampi? Cosa ha fatto prima di diventare Presidente della Repubblica italiana? Vediamo la storia e la vita dell'ex Governatore di Banca d'Italia

Carlo Azeglio Ciampi è stato un personaggio che ha ricoperto molteplici ruoli nello scenario politico-economico del nostro Paese. Il suo pedigree vanta incarichi di estrema importanza come quello di Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Governatore della Banca d'Italia e Ministro del Tesoro per restare in ambito italiano; Presidente del Comitato dei Governatori della Comunità Europea e del Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria, Vicepresidente della Banca dei Regolamenti Internazionali, Presidente del comitato interinale del Fondo Monetario Internazionale per estendersi nel contesto internazionale. Nel 2006 fu nominato Senatore a Vita, dopo essersi dimesso dall'incarico di Presidente della Repubblica.


Carlo Azeglio Ciampi: biografia

Carlo Azeglio Ciampi nacque a Livorno il 9 dicembre del 2020 da Pietro Ciampi e Maria Masino. Dai primi anni della scuola, che si svolsero all'Istituto San Francesco Saverio dai Gesuiti, Ciampi mostrò una mente brillante, al punto che saltò la quinta elementare e il terzo liceo grazie alle ottime pagelle conseguite nelle classi precedenti. Una volta ottenuta la maturità, si iscrisse in lettere all'Università Normale di Pisa, dove conseguì la laurea nel 1941 a soli 21 anni.

Nel 1943 fu chiamato alle armi, ma rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, rifugiandosi in Abruzzo e iscrivendosi al Partito d'Azione in funzione antifascista. Terminata la guerra e una volta sciolto il Partito d'Azione, Ciampi decise di non far parte più di alcuna forza politica, sebbene le sue idee fossero di chiara matrice socialista e progressista.

La laurea in lettere lo introdusse nel mondo dell'insegnamento e il giovane livornese ottenne la cattedra di Lettere italiane e latine al liceo classico “Niccolini e Guerrazzi” della sua città nativa. Nel 1946 conseguì una seconda laurea in giurisprudenza sempre presso l'Università di Pisa. Il titolo gli permise di partecipare al concorso per entrare come impiegato in Banca d'Italia.

Le sue funzioni nell'istituto centrale erano all'inizio di carattere amministrativo e ispettivo presso le banche. Nel 1960 entrò a far parte dell'Ufficio Studi presso la Banca e ne divenne direttore nel 1970. Tre anni più tardi occupò il ruolo di Segretario Generale di Bankitalia, nel 1976 di Vice Direttore Generale e nel 1978 di Direttore Generale. Questi furono ruoli preparatori alla nomina di Governatore nel 1979.


Ciampi: gli anni alla guida di Bankitalia

L'incarico come massimo esponente della Banca d'Italia fu particolarmente delicato perché quell'anno la finanza italiana si trovava nel bel mezzo della tempesta scatenata dal finanziere d'assalto Michele Sindona.

Sin da subito Carlo Azeglio Ciampi ritenne che la politica economica e monetaria dovesse legarsi in maniera forte a istituti sovranazionali come lo SME, in modo da avere una prospettiva più internazionale che interna. In sostanza, il Governatore sosteneva che l'obiettivo prioritario della Banca d'Italia fosse contenere l'inflazione e tenere la Lira all'interno del Sistema Monetario Europeo.

In questa ottica fu storica la decisione presa insieme all'allora Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta di sganciare la Banca d'Italia dal Tesoro come prestatrice di ultima istanza e di aprire ai mercati internazionali per il finanziamento del debito pubblico italiano. Le conseguenze di quella decisione furono di diversa natura e a volte molto contraddittorie.

Di certo la Banca d'Italia non creava più moneta come prima, dal momento che l'indebitamento dello Stato veniva finanziato dal mercato. In questo modo si tenne a bada il tasso d'inflazione che durante gli shock petroliferi degli anni '70 viaggiava a 2 cifre nel nostro Paese. Allo stesso tempo si garantì una certa stabilità monetaria che evitò alla valuta italiana sconfinamenti rispetto ai parametri stabiliti dallo SME.

Ciampi era convinto che affinché la lira italiana rimanesse stabile era necessario che la Banca d'Italia fosse indipendente, che la spesa pubblica si attenesse a determinati vincoli di bilancio e che la crescita dei salari si armonizzasse con prezzi stabili. Quella storica decisione tuttavia lasciò perplessi molti economisti e con il tempo si è visto che un debito pubblico alla mercé degli investitori internazionali esponeva il Paese a ondate speculative molto pericolose.

Durante i 14 anni di permanenza nell'istituto centrale come Governatore, Carlo Azeglio Ciampi dovette affrontare altre 2 situazioni estremamente spinose. La prima che coinvolse il Governo Craxi nel 1985, quando la Lira si svalutò in maniera dirompente nei confronti del Dollaro USA. 

Il motivo della discordia con il leader socialista fu un'operazione di acquisto di 125 milioni di dollari da parte dell'ENI per rimborsare un prestito, cosa che avrebbe fatto ulteriormente precipitare la valuta domestica. Ciampi chiese al Governo di rinviare l'operazione, ma l'ente di Stato oppose il diniego contribuendo a rafforzare ancora di più il biglietto verde.

A quel punto il numero uno di Palazzo Koch convocò la riunione del Comitato monetario della CEE a Basilea, dove si decise la svalutazione della Lira rispetto all'ECU del 6%, ma la rivalutazione del 2% in confronto alle altre valute. Questo scatenò la protesta di Palazzo Chigi che non digeriva queste forme di manomissione del mercato valutario, creando dissapori con il Governatore che minacciò le dimissioni.

Il secondo episodio fa riferimento a un fatto drammatico che successe nel 1992, quando un attacco selvaggio alla Lira orchestrato da George Soros scaraventò la Lira italiana fuori dallo SME. Immediatamente Carlo Azeglio Ciampi presentò le dimissioni, ma l'allora Governo Amato le respinse ponendosi come obiettivo quello di far rientrare la Lira nel circuito europeo. Nel 1993 finì l'esperienza di Ciampi alla Banca d'Italia, che durò in tutto 47 anni.


Carlo Azeglio Ciampi: gli anni a Palazzo Chigi

Nel frattempo in Italia era già scoppiato il terremoto Tangentopoli che decretò l'annientamento della Prima Repubblica. Nell'aprile del 1993 il Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro incaricò Ciampi a formare un nuovo Governo affinché traghettasse il Paese alla nuove elezioni, dopo il crollo del dimissionario Governo Amato.

A sostenere la nuova maggioranza parlamentare una coalizione estremamente eterogenea che comprendeva DC, PDS, PSI, PRI, PLI, PSDI, Alleanza Democratica e Verdi. La situazione non fu di facile gestione, aggravata dagli attentati di matrice mafiosa del maggio-luglio 1993 a Roma, Firenze e Milano.

L'approvazione del Parlamento della legge elettorale Mattarella creò le condizioni per indire nuove elezioni e l'11 maggio del 1994 si concluse l'esperienza di Carlo Azeglio Ciampi a Palazzo Chigi, quando a prendere il suo posto fu Silvio Berlusconi, la cui coalizione risultò vincitrice alle urne.
Dal 1996 al 1999 Ciampi fu Ministro del Tesoro prima nel Governo Prodi e poi nel Governo D'Alema. Lo statista toscano si contraddistinse per aver ridotto il debito pubblico italiano in esecuzione alle direttive imposte dal Trattato di Maastricht, finalizzate all'ingresso dell'Italia nella moneta unica europea. Al riguardo si rese protagonista della privatizzazione in Italia, con particolare riferimento alle Poste Italiane.

Quando nel 1998 cadde il Governo Prodi, molti avevano già indicato nuovamente Ciampi a occupare nuovamente il ruolo di Capo del Governo, ma alcuni alleati della maggioranza parlamentare come l'ex democristiano Francesco Cossiga si opposero e al suo posto fu designato Massimo D'Alema.


Carlo Azeglio Ciampi: gli anni al Quirinale

Il 13 maggio 1999 Carlo Azeglio Ciampi fu eletto decimo Presidente della Repubblica italiana, con un largo consenso che comprendeva le forze di centro-destra che non erano molto vicine alle sue idee politiche. Anche nei sondaggi popolari Ciampi fu molto considerato, esattamente come era stato circa 20 anni prima Sandro Pertini.

Il settennato al Quirinale non fu però scevro di turbolenze interne. Oltre le contestazioni di esponenti della Lega Nord contrarie all'adesione dell'Italia nell'Euro, vi furono le contrapposizioni con il Governo Berlusconi sulla politica estera. L'escalation dei dissapori ci fu quando si decise circa l'adesione del nostro Paese al conflitto in Iraq.

Il premier italiano si appoggiava agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, più che mai intenti a un intervento militare per rovesciare il regime iracheno; il Capo dello Stato invece voleva affrontare la questione in modo diverso, ossia attraverso un intervento coordinato tra gli Stati europei. La differenza di vedute determinò una spaccatura tra Palazzo Chigi e il Quirinale che rese davvero difficile la coabitazione a un certo punto.

Gli scontri tra le due cariche istituzionali proseguirono anche allorché fu approvata nel 2004 la Legge Gasparri sulle televisioni e nel 2005 la riforma Castelli sull'ordinamento giudiziario. Alla fine del suo mandato scaduto nel 2006 buona parte delle forze parlamentari caldeggiavano per un Ciampi-bis, ma l'allora 86enne Presidente della Repubblica decise di non candidarsi per ragioni anagrafiche e per motivi istituzionali.


Carlo Azeglio Ciampi: gli ultimi anni

Nominato Senatore a vita a seguito delle dimissioni da primo cittadino italiano, Carlo Azeglio Ciampi partecipò sempre più di rado alla vita politica del Belpaese, complice anche l'insorgere della malattia di Parkinson che lo debilitò sensibilmente.

Così nel 2010 si ritirò a vita privata e passò gli ultimi anni nel calvario degli ospedali, prima per un'intervento di artroprotesi all'anca e poi per un'embolia polmonare. La complicazione del morbo di Parkinson e il ricovero per una polmonite lo portarono alla fine dei suoi giorni in una clinica romana, dove si spense il 16 settembre 2016 all'età di 95 anni.

 

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